Luigi ciotti e Pierluigi di piazza

Conversazione sulla legalità




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Pierluigi di Piazza, nato nel 1947 a Tualis, un piccolo paese della Carnia, in provincia di Udine, è stato un prete e attivista friulano, noto grazie al suo grande impegno per la pace e la nonviolenza. Nel 1989 ha fondato a Zugliano (Udine) il Centro di Accoglienza e di promozione culturale “Ernesto Balducci”, una struttura che accoglie immigrati, profughi e rifugiati politici, provenienti da diversi Paesi del Pianeta.
Ha diffuso e promosso con tenacia la riflessione su tematiche relative alle grandi questioni che affliggono l’umanità: pace, giustizia sociale, integrazione e inclusione.
Ha favorito nelle scuole, in carcere e nella comunità friulana l’incontro e il confronto con importanti testimoni del mondo contemporaneo.
È stato Giornalista e Autore di varie pubblicazioni.
Dopo una breve malattia, Pierluigi Di Piazza è mancato a Zugliano il 15 maggio 2022.

Don Luigi Ciotti (Pieve di Cadore, 10 settembre 1945) è ispiratore e fondatore del “Gruppo Abele”, che segue persone soggette a varie forme di dipendenza. Fonda l’associazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” contro i soprusi delle mafie in tutta Italia.
Nel 1998 riceve a Bologna la laurea honoris causa in Scienze dell’Educazione e nel 2006 l’Università degli Studi di Foggia gli conferisce  la laurea in Giurisprudenza.
È cittadino onorario di numerose città in tutta Italia.
È Autore di molte pubblicazioni.

Pierluigi Di Piazza interroga don Luigi Ciotti sui temi della giustizia e della legalità.
Pierluigi esprime la profonda preoccupazione per un mondo in cui è sempre più diffuso l’odio, vengono meno i valori etici e in molti ambienti prevale la disumanità. Diventa fondamentale l’impegno di “restare umani”, donarsi agli altri e diventare testimoni di giustizia.
Per risolvere i problemi dell’umanità non servono guerre e armi, ma solidarietà e accoglienza.
Don Ciotti sottolinea l’importanza del sapere profondo e dei percorsi di ricerca condivisi.
Richiama i fatti di Capaci. Afferma che nella Giornata della Memoria ogni vittima di mafia ha il diritto di essere chiamato per nome.
Fare memoria deve richiamare alla responsabilità individuale.
La Costituzione è il testo da applicare nella lotta alla criminalità organizzata.
Va combattuta la cultura della mafiosità diffusa, sostenuta e caratterizzata da: indifferenza, rassegnazione e delega.